Yoga, Zen e Danza, la meditazione come modo di essere
La meditazione oggi, è diventata un’esigenza per rendere la vita qualcosa di più che una pura esperienza di meccanicità.
Spesso le filosofie meditative come lo Yoga vengono utilizzate in parallelo con attività sportive ed introspettive come ad esempio le arti marziali o addirittura la danza.
Quindi, non più ricerca interiore, ma soprattutto sforzo per rimanere sani. Poi parlare di sforzo riguardo alla meditazione è piuttosto strano, soprattutto se pensiamo al movimento Zen e alla sua filosofia.
Lo Zen ci regala un’immagine della meditazione di pura presenza, senza sforzo alcuno.
Allora sforzo o non sforzo?
Ormai lo sforzo ci vuole, lo Zen da solo offre poche speranze per uscire fuori dalla nostra vita programmata. Prima di vivere solo la presenza e l’immobilità con lo ZaZen dobbiamo ripulire il nostro inconscio.
Meglio dire: diventare consapevoli del nostro essere robot, non più autentici come un passerotto che canta o come una albero che muove le sue foglie al vento.
La meditazione viene spesso definita come una tecnica particolare o un sistema per rilassarsi.
Nella nostra cultura si parla spesso di meditazione come di attimo di riflessione: un momento in cui la nostra energia mentale viene spostata su un particolare pensiero o concetto, al fine di prendere una decisione o trovare una soluzione.
In altre culture, il concetto di meditazione è diverso. Spesso viene definita attraverso quello che non è.
La meditazione non è una riflessione.
Non è una tecnica di concentrazione, non è una tecnica di rilassamento, non è una tecnica per aumentare il proprio benessere, non è un modo per calmare la mente, non è un modo per trovare soluzioni, non è un tecnica che attiva le potenzialità inconsce del nostro cervello.
La meditazione non è tante cose a cui siamo ormai abituati a legarla.
La meditazione non ha niente a che fare con i chakra, con il Reiki o con la energia biologica.
La meditazione non è neppure quel sistema capace di aiutare l’essere umano a ritrovare se stesso.
Sarebbe lunga è tediosa la lista di cosa non è la meditazione.
La mia esperienza con la meditazione mi ha insegnato che non è possibile definire in maniera precisa ed esaustiva cos’è la meditazione.
Ho praticato molte meditazioni, attive e passive, per periodi brevi, ma abbastanza lunghi per capire le sottili differenze tra l’una e le altre. Da questo “studio” esperienziale durato pochi anni, sono arrivato alla conclusione che ogni meditazione passiva, che non usa il corpo, non può essere una meditazione efficace.
Cosa intendo per meditazione efficace?
Una meditazione efficace è, risultata nella mia esperienza, una meditazione capace di portare nel qui e ora la mia felicità e la mia gioia di vivere.
La gioia di vivere è strettamente legata al corpo.
Non riesco ad immaginare un bambino felice che corre e non scopre con il suo corpo il mondo intorno a lui.
Scoprire se stessi è una procedura legata al corpo, il primo strato della nostra natura.
Come potremmo guardare le stelle con un telescopio con le sue lenti opacizzate, rotte o peggio inesistenti.
Il nostro corpo è lo strumento più sensibile che la Natura è stata in grado di fornirci.
Negli ultimi anni, ho trascorso molti mesi a praticare meditazioni passive (mantra, Vipassana, respirazione…etc) senza avvertire nella vita di tutti i giorni la gioia di esistere: la mia felicità era proiettata al futuro.
Classico sogno da “quando sarò illuminato…” allora sarà diverso.
Allora zitto e recita il mantra!
In solo pochi e saltuari momenti di esperienza di meditazione attiva (camminata di attenzione, dinamica, kundalini, running…ect) ho riscoperto la gioia del bambino che ero un tempo: felice di camminare per strada, soltanto per il gusto di camminare e sentire il proprio corpo vivo.
La meditazione attiva forse non è per tutti, ognuno ha il suo momento per riscoprire il proprio corpo.
Io sono felice di aver fatto ora questa scoperta!
Lontano da affermare di aver trovato la calma interiore e la serenità che appartiene a coloro che noi chiamiamo santi o illuminati. Mi sento però in dovere di trasmettere a coloro che sono sulla strada delle Ricerca, la mia esperienza con la meditazione.